Parole: I Care
Ho sempre fatto attenzione all’uso delle parole, cercando di essere attento al contesto, al modo, all’interlocutore.
L’interesse delle parole nasce in me, con tre prese d’atto.
Ho avuto la fortuna di poter servire i giovani di quattro generazioni e, a distanza di anni, ho potuto ripetutamente costatare l’effetto permanente che le parole da me usate hanno avuto sulle persone cui erano rivolte: all’ultima Assemblea di Sezione erano presenti le quattro generazioni per un’età compresa tra i 18 e 65 anni.
Ho letto che l’antropologo Robert Levy negli anni ’50 del secolo scorso, studiò il fenomeno dell’altissimo numero di suicidi a Tahiti, località narrata per essere luogo di felicità. Scoprì che i tahitiani non possedevano nel vocabolario parole per nominare il dolore fisico, spirituale, che pertanto non potendolo identificare li annientava: “la caduta del linguaggio è la caduta dell’uomo”.
Cercando di rimediare alla mia modesta conoscenza della lingua inglese, ho appreso che questa consta di oltre un milione di vocaboli dei quali mediamente se ne usano nella vita quotidiana circa 20.000 e 2.000, se non ricordo male, nella lingua commerciale che poi è quella diffusa e ricorrente.
Ho tratto perciò la conclusione che le parole formano se si riesce comprenderne il contenuto che si coglie formandosi, dando luogo ad un ciclo virtuoso di apprendimento. Le parole narrano un’azione o un progetto, ma sono esse stesse azione e progetto. Ecco dunque che un progetto si può raccontare con parole che l’hanno costruito. : la parola ed il progetto costituiscono un legame indissolubile, una coerenza comportamentale tra il dire e il fare un legame con la realtà.
Tre parole maestre: formazione, progetto, vocabolario
L’apertura dell’anno scout 2021-2022, è stata l’occasione per sviluppare con il gioco ma non per gioco, il tema della Marcia della Pace: I Care. Per un gruppo di giovani adulti della Sezione, rover che hanno preso la partenza, ex rover che avevano interrotto il percorso in compagnia tuttavia interessati da adulti a riavvicinarsi allo scoutismo , un giovane adulto proveniente dall’esterno adulti interessato ad intraprendere il percorso scout e giovani adulti in procinto di formulare la promessa da capo dopo aver vissuto l’esperienza del servizio con i ragazzi come senior, è stata proposta un’occasione di riflessione sul tema dell’apertura comune a tutti: bambini/e, ragazzi/e, giovani, adulti.
A prescindere dagli obiettivi specifici immaginati per il gruppo di partecipanti, l’attività proposta e realizzata ha perseguito uno specifico obiettivo: la cura delle parole cui teniamo, che ci rappresentano.
Nel linguaggio corrente si impiegano spesso espressioni come non ho parole, è una parola, parole al vento, parole di fuoco, parole maestre, quando si vuole rappresentare indicibilità, grande difficoltà, spreco, visceralità, insegnamento….”La parola” è la costante che ricorre per dare un nome ad uno stato d’animo, ad un comportamento, ad un effetto osservato, dunque la parola è un contenitore di ciò che ha un senso.
Provo a sviluppare un ragionamento in tre passaggi:
- Un racconto sintetico dello svolgimento dell’attività, premessa per la comprensione dell’obiettivo: il pretesto
- alcune semplici riflessioni, per integrare la premessa, sull’importanza delle parole: il testo
- pochi esempi, avviare possibili risposte ad una domanda: perche le parole sono importanti anche per gli scout?
primo passaggio.
Si da lettura di una favola “gli uomini e le parole” di E. Bencivegna rilevando l’importanza di non banalizzare il contenuto delle parole per una comunicazione onesta e sincera, per poi sviluppare il tema “I care” (ci tengo). E’ stato chiesto di pensare ad uno o più desideri aspettative….relative alla vita personale di ciascuno, scoutismo incluso, da tenere riservate. Sono poi state fatte rivolte quattro domande alle quali ciascuno è tenuto a dare risposta:
- pensare a cinque parole il cui contenuto risponda alla domanda : ci tengo a…?
- scegliere una parola tra le cinque, il cui contenuto è indispensabile per ottenere una cosa importante che ciascuno vorrebbe fare per soddisfare un’aspettativa o realizzare un progetto. In buona sostanza io ci metto?……perché ci tengo;
- scegliere una parola il cui contenuto possa essere richiesto dagli altri come indispensabile per ottenere una cosa importante che vorrebbe fare per soddisfare un’aspettativa o realizzare un progetto. In buona stanza cosa mi possono chiedere gli altri per una cosa cui tengono?
- scegliere una delle tre parole restanti il cui contenuto dovrebbe caratterizzare sempre la vita di tutti i giorni per ottenere le cose cui teniamo;
Le tre parole da ciascuno individuate sul set personale di cinque sono state trascritte su altrettanti tappi che sono appesi ad un acchiappasogni che assieme si costruisce mentre l’attività si sviluppa.
IL CONDUTTORE:
- segnala che la scelta è la componente del processo condiviso con l’attività.
- fa notare che i contenuti delle parole sono in una rete comune per acchiappare sogni diversi
Per concludere l’attenzione è posta su un disegno raffigurante i maestri dell’educazione: Novelli, Rodari, don Milani, Montessori, Munari, Zavalloni, Manzi e ovviamente BP: si chiede se sono volti e storie note, e con il tempo e l’attenzione giusta, si raccontano aneddoti spot per ciascun maestro (1)
IL CONDUTTORE
evidenzia i caratteri dell’educazione non formale dello scoutismo, appartenenti ad un ambito culturale all’intero di un movimento duraturo, diffuso e diversificato ed efficace nel tempo: il contesto che caratterizza le scelte messe a sistema.
In tutta evidenza le parole maestre sono almeno tre: scelta, connessione, contesto.
secondo passaggio.
Come ho detto, da sempre presto sempre maggiore attenzione alle parole e a come queste da sole e messe assieme riescono, a volte, a materializzare sogni, affetti, idee, desideri. Qualche volta mi è venuto voglia di scrivere un dizionario delle sole parole che conosco per impadronirmi di nuovo del loro significato. Questa cosa è stata anche fatta con la compagnia qualche anno fa durante un’estate rover (2003) e le “parole vissute” sono state scritte in un volumetto ancora oggi conservato in sede: De verba. In quell’esperienza “stare al mondo” di Giovanni Natoli fu invito e sostegno. Non mi è ancora passata la voglia. Federico Fellini scriveva (non so dire se proprio in questi termini) che “un nuovo linguaggio, è una diversa visione della vita”. Tante parole messe assieme con cura, selezione, armonia sono senz’altro un pezzo importante di un linguaggio il quale, deve essere comprensibile, comunicare significati e indurre comportamenti: insomma deve sostenere la visione che ci siamo immaginati e la vita che vogliamo vivere: il progetto. (2)
Ad una distanza di circa dieci anni dalla attività appena richiamata, in occasione del bivacco adulti del settembre 2012, dopo aver fallito un tentativo due anni prima in CdG, proposi “l’abecedario” cioè “un libretto per imparare a leggere e scrivere”: L’abecedario e de verba sono elenchi di parole in ordine alfabetico che nel tempo persone diverse per età genere, cultura esperienza, scrivono annotandone il significato che ciascuno attribuisce loro traendo ispirazione dall’esperienza quotidiana
La parola in se evoca il passaggio tra apprendimento diretto, emotivo, intuitivo e l’apprendimento strutturato, sistematico, organizzato. L’evocazione di questa frontiera fornisce perciò opportunità per la riapproprazione del significato delle parole, per come queste sono impiegate nella vita comunitaria e per il significato che la sensibilità di ciascuno attribuisce loro “all’istante” .
Recuperare il senso delle parole è un po’ come recuperare o lasciar traccia di una storia perché la storia continui intrecciando sentieri d molti in una rete accogliente e nutriente. (3).
Dunque usare correttamente le parole tenendo assieme contenuto e contesto, favorisce il dialogo, scambio, meticciamento virtuoso di saperi, aiuta a gestire il “cosiddetto Male” espressione usata da Konrad Lorenz per nominare l’aggressività: in uno, l’impiego consapevole delle parole favorisce il progresso cioè lo sviluppo per la similitudine tra i termini preferita da Pasolini.
Ancora parole maestre: progresso (pacifico), linguaggio ( visione della vita)
terzo passaggio.
Lo scoutismo deve occuparsi di tutto ciò? non siamo chiamati a fare altro?
In primo luogo occorre considerare alcuni fenomeni sociali di rilevanza globale come ad esempio il bullismo, l’apprendimento nell’epoca dei social, l’incomunicabilità intergenerazionale, la tutela dei diritti, la difesa della democrazia, la costruzione di un mondo di pace, solo per fare alcuni esempi di grandi temi che “ci interessano” come educatori”.
In secondo luogo riscontriamo di frequente, come a volte anche nelle nostre comunità scout, Sezioni, gruppi unità, come l’uso improprio delle parole crei conflittualità, incomprensione e incomunicabilità, frustrazione e disagio. Ad esempio programma e programmazione, sono termini a volte impiegati l’uno per l’altra confondendo il come, il quando, il chi con il perché attraverso cosa, impastando maldestramente la realizzazione con il progetto favorendo la prima: questo è metodo. L’identificazione del gruppo con la comunità è un altro esempio d’identificazione nefanda perché gli aspetti connessi con il ruolo si confondono con gli aspetti connessi alla persona: questa è cultura e organizzazione associativa.
La pandemia da covid19, evidenzia la conflittualità sociale con ricadute evidenti anche nel nostro modo scout, che intaccano mettendolo in dubbio, il sistema valoriale di base come ad esempio la libertà che non ha nulla a che vedere con il liberalismo (leggi green pass)
Lo scoutismo è formazione ed educazione, come può non prestare attenzione alle parole? Se è vero che il metodo scout si basa sull’imparare facendo è vero anche il meccanismo ” fare, pensare, fare pensare” che lo caratterizza non può essere applicato a singhiozzo adottando la cosidetta “politica del fare”, perchè limitandosi al fare non s’impara in quanto il processo nel tempo di sterilizza e cristallizza in pratiche rituali prive di senso.
D’altro canto lo scoutismo è “un progetto di valori che tende ai valori” orientati dalla Legge scout a partire dall’impegno della promessa, un progetto spirituale alla “ricerca del senso e del senso della ricerca”, quindi non e possibile inopinatamente utilizzare contenitori ( attività=significante) senza contenuto consapevole (obiettivo=significato) perché questo equivale usare parole senza significato.
resta in rete
parole offerte | parole richieste | parole necessarie | ||
passione solidarietà legami ardore | temperanza diretto pazienza impegno dedizione moderazione | coerenza ascolto condivisione fiducia coraggio | ||
sincerità semplicità rispetto | semplicità | sincerità rispetto | ||
determinazione | determinazione | determinazione |
NOTE
(1) estratto dalla programmazione dell’attività (2021)
(2) estratto dalla presentazione della Legge Commentata (2003)
(3) estratto da presentazione abecedario
BIBLIOGRAFIA
- Salvatore Natoli – Stare Al Mondo
- Andrea Marcoluongo – alla fonte delle parole
- Gianrico Carofiglio – La nuova manomissione delle parole